Quando stai per diventare mamma pensi di essere pronta per ogni cosa, ma in realtà c’è un argomento ostico di cui non si parla mai (a parte nei corsi preparto) o quantomeno che non si affronta proprio realisticamente: l’allattamento al seno!
Cosciente del fatto che potrebbe scatenare mille polemiche, voglio comunque parlarne; forse perché fresca di esperienza, forse perché avrei voluto che qualcuno me ne avesse parlato meglio prima senza influenzarmi o forse semplicemente perché spero che possa aiutare le neo mamme che lo stanno affrontando proprio ora.
Il mio piccolo Noah si è attaccato fin da subito molto bene al capezzolo, quindi le prospettive erano buone per avviare un buon allattamento al seno; tutto sembrava confermare quello che mi era stato “venduto” come una pratica naturale facile e piuttosto scontata.
Dopo pochi giorni, però, è iniziato il mio incubo.
L’allattamento al seno può essere la cosa più bella del mondo, ma possono essere anche dolori! E che dolori! Nonostante Noah prendesse bene il mio capezzolo, mi sono spuntate le ragadi; ho iniziato ad avere ingorghi mammari e dolori a non finire. Passavo ore in bagno a fare impacchi e spremiture manuali e per via delle ragadi il bambino vomitava sangue e rifiutava il capezzolo perché pieno di croste. Così ho iniziato a tirare il latte per tentare di non perderlo, piangevo di dolore durante tutta la poppata che durava ben oltre i canonici 20 minuti descritti nei manuali!
Tutto questo fino a che una notte, in preda allo stress, alla sofferenza e all’ansia, dopo che Noah in 50 minuti aveva bevuto solo 30 gr e strillava per la fame, disperata ho mandato mio marito in farmacia a comprare il latte in polvere.
Ho continuato a provarci.
Ma alla fine non veniva fuori più nulla neanche col tiralatte quindi ho deciso di mollare il colpo. Non proprio serenamente visto che i sensi di colpa indotti dal pensiero “idilliaco” che mi era stato trasmesso bussavano alla mia porta, ma alla fine ho smesso.
Vi dirò la verità: prima del parto, memore di esperienze di amiche, mi ero ripromessa che se non fossi riuscita ad allattare al seno non me ne sarei fatta una malattia e sarei passata all’artificiale, ma quando ci sei dentro cerchi di tenere duro, e per carità credo sia più che giusto, ma non bisognerebbe mai arrivare ad un livello di stress tale da abbattere la mamma. Purtroppo la violenza psicologica (passatemi il termine) fatta un po’ ovunque, fa sentire una madre che non allatta al seno come una mamma incapace ed egoista.
Francamente mi sono un po’ stancata di questa concezione a volte fin troppo crudele e ingiusta.
E’ assolutamente vero che il latte materno è la cosa migliore, fa bene, dà anticorpi e crea un legame forte col bambino, non lo metto in dubbio, ma parliamoci chiaro: col latte artificiale i bambini crescono bene lo stesso e il legame con la madre non dipende solo dall’allattamento al seno!
Ho tre nipoti cresciuti a latte artificiale.
Hanno sempre avuto una salute di ferro. La mia generazione, quella degli anni ’80, è cresciuta con il latte formulato e non mi pare ci siano solo persone psicologicamente deboli in giro. Quindi?
Permettetemi di dire una cosa: “Smettiamola di giudicare le mamme che per i loro motivi non possono o decidono di non allattare al seno, perché sono pur sempre delle madri che amano i propri figli e la loro priorità è sfamarli, farli crescere e farli stare bene, come ogni buona madre che si rispetti, punto.”
Ricordatevi che una vera madre AMA e pensa alla salute del proprio bimbo a prescindere, ma soprattutto non dimenticate che la cosa più importante è far sì che i nostri figli abbiano delle madri serene. Loro capiscono, loro intuiscono e se siamo stressate e tristi lo percepiscono, mentre se stiamo bene noi, stanno bene anche loro.
Quindi mamme, cercate il vostro benessere e il vostro equilibrio, seguite il vostro istinto e fregatevene dei giudizi altrui…siete voi e vostro figlio, il resto non conta.
Parola di neo mamma consapevole e felice 🙂