Ricordo le lanterne rosse nelle strade, luci di festa accese in tutte le città del paese: è il periodo più bello dell’anno, è il Capodanno Cinese, tempo di vacanza e di viaggi!
Per noi quest’anno le cose sono un po’ diverse in quanto, per causa Covid, abbiamo dovuto lasciare quei cari posti che chiamavamo casa.
La scelta di iniziare una nuova vita in Cina era stata dettata da motivi di studio: dopo la triennale in Lingua Cinese a Torino, era necessario passare un po’ di tempo sul campo per mettere in pratica tutte le conoscenze acquisite. E fu così che 10 mesi di studio si trasformarono poi in 7anni di vita. Come? È stato amore a prima vista.
Shanghai è chiamata la New York dell’Asia: nel picco del suo boom economico, fra le sue strade si respira la modernità, l’internazionalità, c’è profumo di promesse.
Fra quei grattacieli immensi che si affacciano sul fiume, fra i vicoli profumati di osmanto e riso al vapore, trovai la mia dolce metà.
Due culture diversissime, un rapporto costruito con impegno. Non nego però che, quando scoprimmo che c’era un “piccolo noi” che soggiornava nella mia pancia, mi lasciai prendere un po’ dal panico.
Come si affronta la maternità in terra straniera, in un posto così lontano da casa?
La paura iniziale ha lasciato presto posto al sollievo perchè, in quella terra così lontana, la comunità internazionale di mamme è forte e unita, e mi ha dato un supporto uguale a quello di una famiglia.
In pratica, però, restavano un sacco di quesiti da risolvere: dove fare gli esami? Saranno gli stessi che si fanno in Italia? Saranno gratis o a pagamento?
Maternità in Cina
Gli esami della gravidanza (come tutta la sanità in Cina) sono a pagamento. Il costo da sostenere negli ospedali pubblici è irrisorio, ma il servizio lascia un po’ a desiderare (resta molto forte la mentalità comunista della condivisione, da che ne sussegue la totale assenza di privacy), il che ci spinse ad optare per una clinica privata.
L’esperienza fu meravigliosa (ma salata!).
Nelle cliniche private a Shanghai ti accolgono con un caffè ed un bicchiere di acqua (calda, ovviamente!, perchè fredda fa male alla salute), ti offrono regali e souvenir come in un hotel a 5 stelle.
Il medico che mi seguì fu a dir poco amorevole.
Fu così carina da rivelarci il sesso del nostro piccolo, cosa che li è assolutamente vietata: questo è dovuto ad antichi retaggi culturali, in una Cina antica in cui le famiglie contadine preferivano i figli maschi perchè avrebbero potuto dare piùaiuto nei campi rispetto alle bimbe e quindi molti, se scoprivano di aspettare una femminuccia, spesso non portavano a termine la gravidanza.
Questa tendenza si è poi aggravata con la politica del figlio unico: essendo la Cina un paese molto popoloso, le famiglie per legge potevano avere un solo figlio, e finivano quindi per prediligere i maschietti. Per fortuna questa politica è stata abolita nel 2013, ma tutt’oggi i medici per legge non possono informare le famiglie sul sesso del nascituro.
Il mio medico me lo scrisse su un pezzo di carta che mi consegnò sottobanco. Ma questa è un’altra storia.
Quasi al termine della gravidanza, con un pancione più grande della mia valigia, tornai in Italia, perchè mi sentivo comunque più sicura a partorire li.
A fine gennaio 2020 nacque il mio piccolo, ma il Covid ci costrinse a cambiare i nostri piani. Lasciammo la nostra amata Cina, con tanto dispiacere e tutta una nuova vita da ricostruire in Europa.
Abbiamo poche certezze, ma una cosa è sicura: un giorno, ci torneremo in tre.
Betty Furnari
info@mamaonjourney.com