E’ Ferragosto, fa caldo, un cordone di traffico lento ed impaziente di raggiungere le spiagge si muove sul Raccordo Anulare, ci siamo anche noi in quel cordone ma quest’anno non siamo diretti al mare, non abbiamo la macchina piena di teli, costumi, snacks… no, quest’anno si va in aereoporto e il nostro bagaglio è pieno di emozioni.
Tutte diverse, tutte confuse, siamo in cinque, da poco è nata Cecilia, la nostra terza bimba e sta per affrontare il suo primo volo intercontinentale a soli tre mesi.
Le sensazioni della partenza..
Il mio sguardo è fisso su di lei ed il mio pensiero fisso alla mia mamma… non è venuta in aereoporto, ha preferito salutarci a casa la sera prima, non voleva rendermi le cose più difficili… lo so.
C’è il resto della truppa, papà, sorelle, nipotini, cognato, una chiassosa truppa la mia famiglia.
Provo ad immaginare cosa passa nella testa di ciascuno di noi: mio marito come al solito è operativo, attento ad ogni dettaglio, superprotettivo con ciascuna di noi, felicissimo dell’esperienza che ci aspetta, lui sa già tutto, lo ha sempre saputo che sarebbe stato tutto come lui se lo sta immaginando, paura 0.
Giulia e Nicole hanno 6 e 4 anni, spingono il loro trolley, fiere e sicure, nessuna esitazione, hanno fatto il pieno di coccole e abbracci da nonni, zii e cuginetti, sono pronte ad andare:
due avventuriere queste bimbe!
Il mio bagaglio è quello più pesante da portare, ho partorito da poco, non sono in forma, pensieri, paure, nostalgia, fragilità, un groviglio di emozioni mi affolla la mente.
Non mi sento pronta, non sono pronta, ho bisogno di più tempo, che Cecilia cresca almeno un pochino, che torni in forma e mi senta più sicura. Invece no, all’improvviso mi sono ritrovata in America, con tre bimbe, un marito felicissimo ed una casa vuota ed enorme!
Inizia la scuola!
Negli Stati Uniti le scuole aprono prima rispetto all’Italia, in alcuni Stati addirittura a metà Agosto. Noi siamo in Virginia, a sud di Washington, sulla costa Est. Fa ancora molto caldo, un caldo umido ed insopportabile.
La vita a volte non ti da il tempo di pensare e forse è meglio così, dopo pochi giorni siamo già a scuola delle bimbe per l’open house: maestre e preside accolgono bimbi e genitori mostrando le classi e le varie attività che svolgeranno durante l’anno. Giulia e Nicole hanno una classe, un banco assegnato con il loro nome scritto sopra ed una maestra, Miss Earley per Giulia e Miss Setzer per Nicole.
Ci chiamano per cognome, Meins (sarebbe Manes) ci accolgono come se fossimo dei VIP, ci rassicurano subito dicendo che le bimbe avranno a disposizione un traduttore per comunicare durante il primo periodo. Io sono sconvolta dall’organizzazione e dalla gentilezza di ogni singolo individuo che lavora in questa scuola. Semplicemente una scuola pubblica americana, vicino casa, che ci spetta per circoscrizione.
Le bimbe prendono il famoso school bus giallo per la prima volta, io ovviamente per i primi giorni l’ho seguito con la mia macchina per accertarmi che arrivassero sane e salve ma poi ho visto che l’arrivo dello school bus e l’ingresso a scuola dei bambini sono gestiti tipo operazione dell’ FBI: signore dall’aspetto materno che all’arrivo dello school bus si trasformano in agenti segreti, comunicano con radioline trasmittenti, si dispongono sorridenti ad ogni angolo dell’edificio, spuntano anche dai cespugli e, al grido di go tigers! (la scuola si chiama Tabb Elementary school e gli alunni Tabb Tigers), fanno si che ciascun bimbo raggiunga la propria classe senza problemi!
Mi abituo subito e volentieri all’idea che non dovrò uscire tutti i giorni con la piccolina ad accompagnare e riprendere le altre due bimbe, mi basta aprire la porta di casa e la bus driver, Miss Joicy, puntualissima, ogni giorno arriva con il suo school bus giallo pieno di regole da rispettare e di vocine di bimbi americani.
La vita prende subito una piega, con tanta fatica per me, perchè devo destreggiarmi tra i riposini, le poppate, i pianti incessanti della piccolina, i compiti in inglese, lingua totalmente sconosciuta per me, forno in gradi Fahrenheit, macchina enorme con cambio automatico, finestre con persiane finte inchiodate sulla facciata della casa, porte di legno, negozi enormi da cui le prime volte uscivo avvilita con il carrello vuoto. Regole ovunque e per qualsiasi cosa, eh si agli Americani piacciono le regole e soprattutto gli piace che si rispettino.
Arrediamo la casa!
La casa pezzo per pezzo inizia a riempirsi, scopro il mondo degli antique stores, inizio ad acquistare mobili antichi (vecchi e rotti per mio marito) e a dipingerli. Casa era un cantiere, io per giorni ho macchie di pittura bianca tra i capelli, corro su e giù per le scale per rimettere il ciuccio a Cecilia nella speranza di garantirmi qualche altro minuto e portare a termine il mio lavoro. Che soddisfazione, ancora oggi, quando mi guardo intorno e ogni singolo pezzo di questa casa mi ricorda momenti, emozioni, sorrisi, lacrime.
Passano i primi mesi, l’Inverno non è rigido, arriva il primo Natale, lontano da casa, dalla famiglia, dalle tradizioni, ma siamo noi cinque, siamo insieme, abbiamo affrontato un periodo duro, ciascuno si porta dentro le proprie emozioni, è il primo Natale di Cecilia, le luci di natale qui sono abbaglianti, le decorazioni straordinarie: giriamo con la macchina e sembriamo cinque bambini mentre guardiamo le case addobbate di luci, ghirlande, pupazzi di neve luminosi… è bastato poco perchè questo diventasse uno dei momenti preferiti in America.
A fine Inverno arriva la neve, è raro che nevichi qui, ma quest’anno c’è un’eccezionale ondata di freddo. Due settimane bloccati in casa, con le scuole chiuse. Sono giorni di calma, di riposo, come se finalmente quella neve, lenta, soffice e bianca ci avesse costretto a fermarci, a stare in casa e a renderci conto che possiamo stare tranquilli, che il peggio è passato, che ce l’abbiamo fatta e che possiamo iniziare a goderci questa avventura. Ed è proprio in questi giorni di calma che Cecilia, all’improvviso, mentre siamo tutti in soggiorno pronti per guardare un film, arriva camminando da sola! Che emozione!
Andò proprio così, la casa era diventata” Casa nostra”, il mio inglese migliorava giorno per giorno, il carrello della spesa si riempiva sempre di più, le regole ormi erano normalità. Noi siamo pronti a partire per il nostro primo road trip, prepariamo i bagagli… ma questa volta sono pieni di felicità, di voglia di avventura, di immagazzinare emozioni, ricordi, profumi, colori, di curiosità di scoprire questo starordinario Paese e metterlo sotto una grande lente di ingrandimento per coglierne ogni minimo dettaglio!
Annalisa Masiello