La noia non sempre va gestita, può essere un ottimo motore di potenziamento e sviluppo della propria personalità
“Che barba, che noia. Che barba, che noia. Che barba, che noia. Sono annoiato, cosa posso fare?”
Arriva per tutti i genitori, prima o poi, il fatidico momento in cui i propri pargoletti si annoiano.
Cosa fare? Come gestire la situazione? Come evitare la noia?
Innanzitutto non è detto che la noia sia necessariamente negativa e che vada immediatamente fatta sparire!
E’ sicuramente un senso di disturbo dato dalla monotonia ma, nonostante possa essere definita come disturbo, non è detto che abbia necessariamente degli effetti negativi.
Essere annoiati, di fatto, può anche stimolare il bambino (ma anche l’adulto) ad agire, può fungere insomma da motivazione per creare intorno a sé un contesto stimolante, andando così a rafforzare creatività e senso di autoefficacia facendo sbocciare la propria personalità!
Quando un bambino si annoia non è detto che il genitore debba subito attivarsi, anzi, il regalo più grande che un genitore possa fare ai suoi piccoli è l’autonomia: lasciarli annoiare, incoraggiandoli a trovare da soli un nuovo modo di passare il tempo, può essere utile affinché si responsabilizzino e trovino, creativamente parlando, soluzioni alle loro piccole situazioni problematiche.
Ultimamente è molto discusso il tema del “diritto alla noia”.
E’ imperante la tendenza a riempire di attività e stimoli i bambini, credendo erroneamente di fare loro del bene e che questa sia la modalità giusta per renderli più intelligenti, capaci, meno annoiati.
Attenzione!
Sicuramente i bambini vanno stimolati, ma nel modo e nei tempi giusti!
Eccessive attività potrebbero produrre effetti contrari, ovvero renderli stanchi, stressati e dunque incapaci di portare a termine le loro stesse attività.
Proprio in questo frangente subentra il cosiddetto “diritto alla noia”: i bambini hanno bisogno anche di momenti vuoti, di relax, di un dolce far nulla.
Hanno bisogno di noia perché la noia permette loro di attivarsi autonomamente e creativamente per sconfiggerla.
Cosa può fare il genitore?
Semplicemente non presentarsi sempre come il risolutore di ogni problema.
Il genitore, in questo caso, deve dare la possibilità al bambino di provare delle sensazioni negative così da abituarlo a conoscersi ed a gestirsi.
A mio avviso, la noia va gestita dai genitori solo in due casi:
- Quando ci si trova in situazioni di attesa obbligata e la noia diventa un disturbo realmente negativo: pensate a quando bisogna aspettare fermi e seduti in aereo o in una fila chilometrica. In questo caso è giusto che il genitore intervenga per rendere meno pesante l’attesa. Magari sollecitando creatività e immaginazione chiedendo di osservare nei dettagli le cose e le persone che lo circondando ed inventando storie su di essi
- Quando la noia vincola l’azione del bambino: possono esistere casi in cui il bambino che si annoia piomba in una fase di stallo. La noia in questo caso funge da blocco, rende il bambino apatico e lo immobilizza. In questo frangente il bimbo si annoia perchè crede fermamente che niente intorno a lui sia degno di attenzione. In tal caso è bene che il genitore intervenga con strutturate e ripetute stimolazioni ed in caso di insuccesso è sicuramente idoneo chiedere il parere di uno specialista.
Non abbiate paura della noia e lasciate che i bambini la provino!
La noia ci ha resi ciò che siamo, ci ha spinti ad attivare la mente, ad agire sulla realtà che ci circonda e sulla nostra realtà interiore.
Abbiate il coraggio di far annoiare i bambini, cosicché possano sperimentare se stessi e sviluppare le loro potenzialità.
Gnà
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